🚌 Come arrivare? Con i mezzi pubblici: da Piazza Garibaldi prendere la Linea 1 in direzione Piscinola e scendere a Duomo, in alternativa prendere la Linea 2 in direzione Pozzuoli e scendere a Piazza Cavour
📌 Quando? Lunedì – Martedì – Giovedì – Venerdì : 10:00 – 14:00
Mercoledì: 10:00 – 16:00
Sabato e Domenica chiuso
💵 Quanto costa? Ingresso gratuito
📧 Per prenotazioni: Non obbligatoria ma eventualmente prenotare qui
UN GIOIELLINO DELL’ORRORE BEN NASCOSTO
Quando ho scoperto questo posto sono rimasta stupita, il MUSA – Museo Universitario delle Scienze e delle Arti è ben nascosto all’interno del complesso dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli. Si arriva facilmente a piedi una volta arrivati a P.zza Cavour, appena giunta al complesso ho chiesto indicazioni al guardiano, che mi ha lasciata entrare nella sede. Basta seguire le indicazioni e si giunge in una sorta di aula studio (molto bella e rustica tra l’altro), in fondo ci sarà un custode, che vi lascerà entrare nel macabro Museo vero e proprio.
Come riportato dalle informazioni utili, l’accesso è gratuito e quasi non serve la prenotazione (poiché non mi è stata richiesta una volta giunta in sede). Altro punto che vorrei aggiungere: non c’era nessuno. Sono entrata e sono rimasta senza parole: una collezione ENORME completamente a mia disposizione senza limiti di tempo (e infatti ci sono stata quasi 2h abbondanti).
Non è presente alcuna guida, ma il Museo mette a disposizione un’audioguida (ITA/ENG) da scaricare gratuitamente dall’appstore/playstore, basta cercare “MUSA” – super funzionale, presenta tutte le varie sezioni dell’inquietante Museo e guida all’interno dello stesso.
Il museo è diviso in diverse sezioni (una più macabra dell’altra) ed io cercherò di non spoilerare tutto quello che ho visto per mantenere viva la curiosità e spingervi magari ad andare sul posto. Mi limiterò a riportare solo le cose che più mi son rimaste!
COLLEZIONE CRANI – I TESCHI DELLA VICARIA
Una collezione piuttosto peculiare è quella dei teschi della Vicaria: si tratta di quattro crani di malavitosi giustiziati nell’aprile del 1800 nel Tribunale della Vicaria. I personaggi sono Giuditta Guastamacchia, il chirurgo Pietro de Sandoli, il padre di lei Nicola,ed un sicario Michele Sorbo assoldato per uccidere il marito di Giuditta.
La cosa davvero curiosa, è che sui crani è possibile ancora leggere i segni degli studi di Frenologia (secondo cui dalla conformazione del cranio fosse possibile risalire allo sviluppo di certe zone del cervello, sedi di particolari funzioni psichiche, oltre al cercare di dedurre determinati caratteri “delinquenziali“.)
LE PIETRIFICAZIONI DI EFISIO MARINI
Efisio Marino fu un personaggio molto peculiare: nacque a Cagliari e fu uno scienziato e studioso di medicina. Conosciuto anche con il soprannome “Il Pietrificatore“, poiché scoprì una tecnica innovativa (che non rivelò mai e portò con sé fino alla morte) per la conservazione di cadaveri e parti anatomiche.
Morì a Napoli, condusse una vita disagiata, circondato da un alone sinistro creatosi intorno a lui a causa anche della propria dimora, disseminata di reliquie anatomiche di persone e animali. Spese tutti i suoi averi nelle ricerche, ossessionato dalla paura che il proprio segreto venisse scoperto.
Al MUSA è conservato un simpaticissimo tavolino, il cui piano è formato da un impasto di sangue, cervello, fegato, bile, polmoni ove, al centro, è adagiata una bellissima mano di giovane donna.
TROFEI JIVAROS – PORTACHIAVI MACABRI PER GUERRIERI ECCENTRICI
Vero che sono carini? Sembrano dei portachiavi un po’ eccentrici, e invece sono i trofei dei Jivaros, un popolo cacciatore di teste dell’alta Amazzonia. Una delle loro caratteristiche, era appunto quella di mozzare e portar via le teste dei nemici vinti oppure uccisi.
Subito dopo aver portato via la testa, iniziava questo macabro processo che portava alla creazione del trofeo vero e proprio (chiamato Tsantsas): innanzitutto, si asportavano tutte le ossa del cranio e della faccia, successivamente si procedeva all’essiccazione della cute con dei ciottoli roventi, fino a rimpicciolire sempre di più la testa.
I capelli venivano mantenuti lunghi fintanto che l’energia dello Tsantsas non si fosse rivelato malevola, a quel punto i capelli venivano tagliati per ripristinare l’energia positiva.
E QUESTO NON E’ NEMMENO IL 50%
Il MUSA è sicuramente un’esperienza soprattutto visiva: ci sono scheletri deformi, corpi essiccati, mummificati e svariate deformità in campo oculistico ed embrionale, oltre a numerosi casi “particolari” di origine animale. Lascio di seguito qualche pic, senza metterne troppe: visitatelo, è un’esperienza che soddisferà tutta la vostra curiosità macabra e morbosa per il deforme e l’orrido!
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