THE POUGHKEEPSIE TAPES (2007) – Il vero mostro sei tu

Beh, penso di non aver mai realmente pronunciato il nome di questo film. Nella mia mente la parola è impressa tipo fotografia, come se non l’avessi mai letta. Ogni volta che devo cercarlo su google è un continuo “the pogh tapes”, “the poough tapes”, “the p tapes” & company, finchè Google, stremato, non mi da il fatidico “The Poughkeepsie Tapes.” Quindi, tralasciando l’arduo titolo, in aggiunta all’ardua sfida di trovare immagini mediamente decenti, devo dire che, se son qui a scrivere utilizzando immagini in cui si possono contare i pixel, è perché, evidentemente, ne vale la pena.

Il serial killer vestito come un personaggio dell opera mentre annega una vittima

Si sono una sottona per i mockumentary, quindi?

“The Pougheepsie Tapes (2007)” diretto da John Erick Dowdle (ho poi dopo scoperto che è lo stesso di As Above, So Below – è un mockumentary, genere che devo dire ha su di me un certo fascino, che si alterna tra interviste e riprese di un serial killer del Poughkeepsie.

Nonostante io abbia scelto immagini poco colorate, il film non è B/N. Si presenta come un documentario su un presunto serial killer che macella donne nel Poughkeepsie e gioca con le autorità, lasciando loro uno scatolone con un’ingente quantità di VHS relative a tutti i suoi omicidi.

Il serial killer di The Poughkeepsie Tapes dopo aver staccato la testa di una donna

The Poughkeepsie Tapes, una perlina sconosciuta

Pur essendo quasi sconosciuto come titolo e poco rinomato, io trovo che The Poughkeepsie Tapes sia un gioiellino.

Le riprese mostrate nel film spesso sono disturbate (si vede spesso ben poco), il che è sia un punto a favore che a sfavore: ti costringe da un lato ad immaginare cosa possa star accadendo, stuzzicando dunque la fantasia, ma dall’altro ti toglie l’effetto shock di vedere effettivamente l’orrore su schermo.

La cosa peculiare di The Poughkeepsie Tapes che mi è particolarmente piaciuta è il suo POV (Point of View). Mentre può essere sicuramente più semplice scegliere di far immedesimare lo spettatore nei panni di una vittima inseguita da un assassino folle, è sicuramente una decisione più azzardata scegliere di mettere lo spettatore nei panni del killer stesso. Oltre alla scelta inusuale del POV, trovo originalissimo il finale della nostra vittima, che finisce per diventare dipendente del carnefice.

Scegliere di far immedesimare lo spettatore nella vittima porta sicuramente (ai più deboli probabilmente, meno ai veterani) a rimanere col fiato sospeso. Quel minuscolo senso di ansia che ti tiene teso durante magari la scena clou di inseguimento o fuga.

Scegliere di far immedesimare lo spettatore nel killer, porta ad un senso di angoscia un po’ più profondo, probabilmente. Non si sente più quella necessità di fuggire, di scappare, ma si sente sicuramente qualcosa di diverso: disagio, disgusto, repulsione. Senso di orrore misto ad una preoccupante curiosità. Essere nei panni del cattivo è sicuramente un ottimo esperimento che trovo ben riuscito in The Poughkeepsie Tapes.

Vittima in The Poughkeepsie Tapes costretta a molleggiare su una palla

Le scene peggiori di The Poughkeepsie Tapes

Tra le scene che MAGGIORMENTE ho apprezzato c’è sicuramente il rush/raptus del rapimento della bambina. Penso sia una scena veramente ben costruita e disturbante ugualmente. Stessa cosa il senso di disagio che si prova quando le due ragazzine dei biscotti finiscono in casa. “Che fine faranno? Che le ha messo nella coca cola? E poi tipo niente, le lascia andare. Ancora: la scena di quando alla pompa di benzina fa segno alla videocamera della “casa rossa”, ancor prima di compiere l’omicidio. Tutto premeditato.

Vi ricordate quando il killer si infiltra a casa di Cheryl e aspetta nel suo armadio fin quando non diventa notte? Entra in casa, se ne sta di nascosto ed esce di notte. Poco dopo abbiamo un’altra delle mie scene preferite: Cheryl si accorge dell’intruso, si volta terrorizzata e ci vede: CI vede, perché siamo noi gli occhi del SI. Il terrore che la pervade, l’espressione di sgomento e la confusione da cui viene presa. Erik Dowdle ci terrorizza con altri metodi: ci fa sentire sporchi, marci e infimi. E’ l’orrore e la follia umana il vero mostro.

Kendall François

The Poughkeepsie Tapes è tratto da una storia vera?

Del killer protagonista sappiamo ben poco, pochissimo, ma adoro come si cerchi di contornarlo e di caratterizzarlo: il lato teatrale che vediamo di tanto in tanto in qualche scena, il lato sadico, il lato astuto e subdolo, la relazione malata che andrà via via costruendo.

Tra l’altro ho letto che tecnicamente il film prende spunto da un reale serial killer del Poughkeepsie: Kendall François, il quale ammazzò nell’arco di due anni circa una decina di prostitute. François tuttavia non registrò alcun suo omicidio. Ricordo solo una breve descrizione in cui un poliziotto descrive la degradante condizione della casa di François, il quale aveva sparsi per casa diversi corpi in vari stadi di decomposizione, con tanto di insetti & co.

Come spesso mi accade ultimamente, mi piace soffermarmi anche sull’impatto sonoro del film: inquietanti silenzi misti a ritmi via via più veloci, via via più fastidiosi nei momenti di rapsus del SI. Trovo che abbiano accompagnato nel migliore dei modi le varie scene.

La vittima preferita del serial killer che viene portata via

Considerazioni finali per The Poughkeepsie Tapes

Come falso documentario ha ovviamente il retroagusto amaro di essere tutta finzione. Certo non so quanti abbiano voglia di voler un individuo così realmente esistente. Però penso che per la sua oretta e mezza di spezzoni inquietanti e bizzarri, the Poughkeepsie Tapes sia un ottimo intrattenitore. L’ho rewatchato per poter rinfrescarmi la memoria: mi è piaciuto ugualmente, ma certo il disagio che mi mise alla prima visione è stato top tier. Consigliato!

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Lorena | Horrornauta.it

Mi piace l'horror inusuale, quello che si insinua sotto la pelle e ti spaventa perché simil-realistico. L'inquietudine di guardare qualcosa che tutto sommato, potrebbe tranquillamente presentarsi nel mondo reale. Scrivimi a hello@horrornauta.it.

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